mercoledì 12 aprile 2017

LA COSCIENZA NON RICHIEDE L'ESISTENZA DELL'ANIMA


La coscienza non richiede l'esistenza dell'anima
«La coscienza può essere considerata come una nuova proprietà che scaturisce dal funzionamento in comune di una serie di aree cerebrali specifiche dell’enorme rete di cellule nervose presenti nella nostra testa. Le diverse cellule nervose e aree cerebrali svolgono ognuna funzioni diverse, ma poiché sono collegate da connessioni funzionali assumono una nuova funzione “emergente”.
Vi sono molti esempi di proprietà emergenti. Ad esempio, conosciamo l’idrogeno e l’ossigeno in quanto gas. Quando queste molecole stabiliscono un legame si produce una sostanza dotata di proprietà completamente diverse, l’acqua. Cosa sia esattamente necessario dal punto di vista neurobiologico affinché dall’attività delle cellule nervose sorga questa nuova proprietà, la coscienza, è un argomento di cui si occupano molti ricercatori.
Il professor Victor Lamme, uno studioso di Amsterdam, cerca di spiegare il concetto di “coscienza” a partire dal funzionamento del neurone. La sua ipotesi è che, affinché sorga la coscienza, i neuroni della corteccia prefrontale e parietale devono rinviare informazioni alla corteccia cerebrale, cosa che fanno, tra  l’altro, attraverso il talamo. Questa elaborazione ricorrente si estende dalle aree sensoriali a quelle motorie. L’attenzione selettiva essenziale per la coscienza si manifesterebbe grazie al fatto che solo alcuni oggetti della scena vengono sottoposti all’elaborazione ricorrente. Ciò fa sì che possiamo render conto degli stimoli che ricevono la nostra attenzione, mentre non siamo coscienti del resto. Non c’è alcun motivo per ritenere che questi meccanismi di base, come l’elaborazione ricorrente e l’attenzione, non siano presenti, pur in misura diversa, in tutti gli animali.»1
E così, secondo il Prof. Dick Swaab, docente di Neurobiologia all’Università di Amsterdam, la coscienza (di sé e dell’ambiente), questa nostra capacità che tanto ci inorgoglisce, sarebbe una “proprietà emergente” che è comparsa nell’evoluzione a seguito dell’aggregazione di molte cellule nervose. La coscienza sarebbe quindi presente anche in molti animali non umani, e sarebbe una proprietà della materia con un certo livello di organizzazione, senza alcun bisogno di ipotizzare l’esistenza di un’ “anima”.
(1) Swaab D. 2010. Wij zijn ons brein. Van baarmoeder tot Alzheimer. Uitgeverij Contact, Amsterdam. Traduzione italiana: Noi siamo il nostro cervello, Come pensiamo, soffriamo e amiamo, Elliot, Roma, 2011, 462 pp.

LE PREGHIERE SONO EFFICACI?

LE PREGHIERE SONO EFFICACI?


Lo scienziato olandese Dick Waab nel suo libro "Noi siamo il nostro cervello" riferisce su una ricerca scientifica volta a verificare l'efficacia della preghiera. La ricerca riguardava 604 pazienti a cui era stato impiantato un by-pass coronarico, divisi in 3 gruppi. Persone pregavano per i pazienti del gruppo 1 e del gruppo 3, ma non per quelli del gruppo 2.
I pazienti del gruppo 1 non sapevano che si pregava per loro; invece i pazienti del gruppo 3 sapevano che si pregava per loro. Non vi sono state differenze in termini di quantità di complicazioni tra il gruppo 1 ed il gruppo 2, mostrando così che la preghiera è inefficace. 
Ma il fatto inatteso è stato che nel gruppo 3 si è verificata la maggiore percentuale di complicazioni.
Si può ipotizzare che i pazienti del gruppo 3, al sentire che si sarebbe pregato per loro, abbiano pensato di versare davvero in cattive condizioni, e che ciò abbia influito negativamente sulla loro salute (9 giugno 2015).

                                                                               Carlo Consiglio

Swaab D. 2010. Wij zijn ons brein. Van baarmoeder tot Alzheimer. Uitgeverij Contact, Amsterdam. Traduzione italiana: Noi siamo il nostro cervello, come pensiamo, soffriamo ed amiamo, Elliot, Roma, 2011.

lunedì 3 marzo 2014

ARTICOLO SU CINGHIALE.
Occorre abbattere i cinghiali per limitarne i danni? Da oltre 30 anni il cinghiale arreca gravi danni all'agricoltura in tutta Europa; le autorità decretano abbattimenti, ma l'ammontare dei danni ciononostante continua a crescere. Evidentemente la caccia non è un metodo efficace per prevenire o ridurre i danni. La soluzione può venire solo dalle più recenti ricerche sull'etologia e l'organizzazione sociale dei cinghiali stessi, da cui sembra risultare che la caccia interrompa il delicato meccanismo della sincronizzazione dell'estro, che regola la riproduzione dei cinghiali, nonché, attraverso l'eliminazione dei grandi maschi dominanti, il passaggio ad una strategia riproduttiva poliandrica o promiscua; ne risulta un'anticipazione del raggiungimento della maturità sessuale ed un aumento della fertilità, della grandezza di popolazione e dei danni. Lungi dall'essere un metodo efficace per limitare i danni arrecati dai cinghiali, quindi, la caccia aggraverebbe il problema. Metodi efficaci per limitare i danni dei cinghiali sembrano essere invece le recinzioni elettriche ed i metodi colturali. Pubblicato il 7 gennaio 2014 da Carlo Consiglio su Fanpage. Aggiornamento pubblicato il 28 febbraio 2017 da Carlo Consiglio su Fanpage.  Per leggere tutto l'articolo: http://autori.fanpage.it/occorre-abbattere-i-cinghiali-per-limitarne-i-danni/. Per leggere l'aggiornamento: http://autori.fanpage.it/ancora-sui-danni-del-cinghiale/.